La gabbia
Autore: Stefano Massini
Durata: Figlia di Notaio 1 h - Zone d'ombra 45 min - Versione dei fatti 40 min
Atti: 3
Genere: Drammatico
Codice opera:
Con: Giorgia Brusco, Chiara Giribaldi, Enzo Tota, Anna Maria Fusco Girard
In collaborazione con la Compagnia dell'eclissi di Salerno
Regia: Gino Brusco
La trama:
Tre atti unici, ambientati in un parlatorio di un carcere.
FIGLIA DI NOTAIO
Il parlatorio di un carcere di massima sicurezza. E' qui, nella cornice asfittica di un tempo caldo, che si consuma, dopo 11 anni di distanza, l'incontro fra una giovane detenuta ex brigatista e sua madre. Figure opposte, fin troppo. Due antipodi figli di un remoto cordone ombelicale. La prima rigida, gelida, squadrata fra le tasche rettilinee di una anonima divisa penitenziaria. La seconda lucida, sgargiante, accesa come i riflessi dei suoi gioielli. Maschere? Alibi? Chi dice il vero? Chi mente? Chi si inganna e su cosa? Dove finisce il dramma e dove comincia la farsa? Visi contratti. Controllo vigile di ogni sguardo. Silenzi pesanti. Parole come montagne, da non scalare. Domanda e risposta. Si'. No. Forse. Guardarsi ignorandosi. Parlarsi senza ascoltarsi. E nel vuoto siderale di una stanza assistere al lento riaffiorare di discorsi perduti, occasioni mancate, incroci estremi per strade diverse. Due mondi separati, alieni, distanti. Pianeti lontani anni luce, fra i quali scorrono fiumi di parole non dette. La gabbia del carcere. La gabbia delle scelte. La gabbia dei ruoli: madre-figlia. La gabbia di frasi troppo strette e di parole che suonano errori. La gabbia di un appuntamento sempre rimandato, sfuggito, evaso. La gabbia ferrea di sbarre reali o immaginarie. Sbarre che incastrano, fuori e dentro.
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ZONE D'OMBRA
Nel plumbeo parlatorio di un carcere inquadrato in una mattina di pioggia autunnale si incontrano un professore universitario di mezza eta' e la figlia violinista. Sullo sfondo l'ombra gigantesca di uno scandalo che tuttavia rimane a lungo avvolto nel mistero. Cosa ha fatto quest'uomo per trovarsi li'? Quale meccanismo lo ha incastrato come in un tritacarne? Ma soprattutto cosa si nasconde in quei lunghi silenzi e fra le maglie di quel dialogo fra un padre affettuoso e una figlia modello? Cosa non viene detto e continuamente rimandato? Che cosa ha interrotto all'improvviso una normalita' patinata di assolate sicurezze? Il confronto dei due personaggi si snoda impervio e rischiosissimo, mentre il parlatorio si trasforma in un ring le cui riprese sono scandite dall'infinito gocciolare del soffitto e dalle lancette di un orologio spietato. Si aprono i cassetti. Si fa entrare luce. L'equilibrista cammina sul filo: quanto e' piu' facile cadere che resistere in piedi.
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VERSIONE DEI FATTI
C'e' una vecchia. Sola. Buttata in un angolo della gabbia. Davanti a lei una distesa di mattonelle sporche. Sbarre. Grate. Il carcere. Le mattonelle si possono contare, per passare il tempo. Si fanno tante cose, per passare il tempo. Per spendere il tempo. Per non buttarlo. Che poi sono frasi stupide: buttare il tempo, spendere il tempo. Questa donna sta li' per dare una versione dei fatti. Gliela chiede con insistenza una ragazza impeccabile, perfetta. Una che non sbaglia. Una che sa come fare. Sa cosa dire. Una che il tempo lo sa usare. Ovvero: spendere. Forse la differenza fra uomini e macchine e' che le macchine non perdono tempo. Lo sanno spendere bene. Gli uomini no. Loro a volte si perdono. Inefficienza. Insufficienza. Se gli uomini fossero come le macchine darebbero versioni dei fatti senza perdersi in labirinti. Perché ci sono i fatti e i labirinti. I labirinti sono diversi dai fatti. I fatti sono cose certe. I labirinti sono impressioni. Come i frammenti di visi dentro un treno in corsa. Come le parole sempre uguali di chi sta dietro lo sportello 5 dell'ufficio postale. Come lo sguardo del giovane dell'edicola che non dice buongiorno. Il modulo chiede chi sei: questo e' un fatto? O un labirinto? Difficile rispondere. Rispondere senza perdere tempo.
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